Il borgo antico

Dai caratteristici vicoli ai palazzi storici

L’antico borgo di Irsina, distrutto nel 988 dai saraceni, fu ricostruito dal principe longobardo Giovanni II di Salerno, che munì la città di mura, di torri difensive e della Cattedrale.
Il borgo si sviluppò dapprima nella zona del Casale, poi nella zona dei Greci. Le caratteristiche morfologiche e tipologiche delle costruzioni, ancora ben visibili percorrendo le strette viuzze dei quartieri, denotano la loro antica origine.
Nel Cinquecento, con la nascita di una borghesia cittadina e l’arricchimento di alcune famiglie, si costruiscono i primi palazzi gentilizi sulle strade che collegano il borgo antico con porta Maggiore, l’attuale porta Sant’Eufemia.
Nei secoli successivi la città si arricchisce di nuove costruzioni, sia di tipo civile che religioso. I palazzi le donano un aspetto aristocratico e creano un insieme urbano di grande suggestione. Anche le chiesette disseminate in tutto il centro storico sono la testimonianza della secolare potenza del paese e della diocesi.

L’antico borgo di Montepeloso, oggi Irsina, sorge su una posizione panoramica a circa 550 metri di altezza, tra le valli del Bradano e del Basentello. Per la sua posizione strategica fu abitata dai tempi più antichi e fu spesso sede di combattimenti anche violenti che non di rado ne causarono la distruzione.
Non fu risparmiata dalle invasioni barbariche che costrinsero le popolazioni dislocate sulle rive dei due fiumi a rifugiarsi sul colle, dando vita nell’800 d.C. al primo insediamento umano nella zona, con la costruzione delle prime case-capanne.
La città iniziò a prendere forma, sviluppandosi dapprima nella parte meridionale (zona del Casale) fino alla porta d’accesso a nord, nella zona più espugnabile, difesa da un ponte levatoio e da una catuva (rifugio fortificato).
Dopo la cacciata dei basiliani da Juso, nel 1300 gli abitanti, costretti, per motivi di sicurezza, a rifugiarsi all’interno della fortificazione, si insediarono nella zona dei Greci e costruirono le abitazioni con i pochi materiali a loro disposizione: paglia, legno e pietra. Gli isolati e le strette viuzze di questo quartiere offrono al visitatore scorci di straordinario fascino con squarci di luce che creano effetti di chiaroscuro rincorrendosi tra gli archi.
La ricchezza derivata dalla fertilità del vasto agro, la operosità degli abitanti, una certa stabilità politica nel corso del Cinquecento e del Seicento consentirono condizioni di vita tali da favorire la costruzione di palazzi importanti e solidi, ornati con stemmi ed epigrafi, i cui ambienti erano distribuiti razionalmente per i vari usi. Al piano sotto il livello stradale le cantine e le stalle, al piano terra i granai e i locali per la servitù e al piano nobile, il primo, la famiglia del proprietario.
Vennero allargate le strade intra moenia (nelle mura) e create piazzette e corti (cortili interni su cui si affacciavano più abitazioni tra sottani e soprani) in cui si svolgeva all’aperto gran parte della giornata di lavoro e di socializzazione delle famiglie. I palazzi gentilizi più significativi sono D’Amato Cantorio, Arsia, Angeletti e Janora.
Tra il Cinquecento e il Settecento a Montepeloso sorsero i più importanti edifici religiosi: cinquecentesche sono la chiesetta di San Nicola De Morgitiis, appartenuta all’omonima famiglia, e quella di San Rocco; nel Seicento furono erette la chiesa del Purgatorio, lungo via Roma, abbellita da dipinti napoletani, di Santa Lucia in largo SS. Salvatore, la chiesetta di Sant’Andrea e della Annunziata alle spalle della Cattedrale.
Quest’ ultima, distrutta e ricostruita più volte, deve il suo aspetto attuale ad un intervento del XVIII secolo, mentre il solo campanile conserva le forme romaniche. Nell’impianto, tre navi con cappelle laterali, e nella facciata, impostata secondo gli schemi sangalleschi, si rivela un gusto accademico appartenente al maturo barocco napoletano. Settecentesca è anche la cappella dell’Addolorata, con il bellissimo trittico ligneo.
Del 1717 è l’attuale edificio di San Francesco, riedificato sulla preesistente costruzione del 1531, quando Papa Callisto III incaricò l’ordine di San Francesco di costituire un convento con gli annessi servizi.
Grandi emozioni si provano nell’attraversare i suoi vicoli e le sue piazze, nell’ammirare le sue mura che si aprono nelle volte delle antiche porte e s’innalzano nelle circolari torri di guardia.
Alla caotica maglia del centro antico fa da contrasto un’ordinata città ottocentesca che nasce e si sviluppa sull’asse della porta Maggiore. Lo stesso asse funge da principio regolatore per la città moderna che continua ad espandersi.
Lo sapevate che…
In occasione della nascita della Repubblica Partenopea, avvenuta dopo i moti del 1799, si organizzarono speciali cerimonie per piantare l’albero della libertà nella piazza di S. Salvatore.
Esso era costituito da un tronco di faggio, di quercia o di ulivo e di un palo sulla cui sommità era collocato un berretto frigio, usato dai rivoluzionari francesi.