Le tradizioni
Da secoli: la festa di Sant’Eufemia, il pizzicantò e i sand’Rocc
La maggior parte delle tradizioni irsinesi è legata a manifestazioni religiose, nate in passato come momenti di festa dopo il lavoro nei campi e diventate oggi occasioni di svago e incontro di irsinesi ed emigrati, che in numero sempre crescente tornano per le vacanze nel proprio paese. Tra le più antiche la festa di Sant’Eufemia, il pizzicantò e i sand’Rocc.
La festa di Sant’Eufemia
Sicuramente la più antica tradizione di Irsina è la festa di Sant’Eufemia, uno degli appuntamenti più importanti della Basilicata e della vicina Puglia, caratterizzata da grande calore umano e forte spirito di aggregazione. La festa si svolge dal 14 al 17 settembre. Il giorno più importante è il 16 settembre, quando le autorità civili e militari e il Comitato Feste raggiungono la Cattedrale in corteo d’onore per consegnare al Vescovo le chiavi della città. Il momento più emozionante è rappresentato dalla consegna delle stesse chiavi dalle mani del Vescovo alla custode della città, Sant’Eufemia, davanti al sagrato della Chiesa, gremito di gente commossa. Segue una lunga processione di fedeli che per le vie del paese portano a spalla l’immagine di Sant’Eufemia, la reliquia del suo braccio e l’icona di Maria S.S. Madre della Divina Provvidenza. Fanno da cornice alla festa spettacoli pirotecnici, esibizione di famose bande, luminarie lungo il corso e, a conclusione della festa, un concerto di musica leggera.
La festa della Pietà e “Pizzicantò”
La secolare festa della Pietà, che attualmente si celebra con una processione lungo le vie del centro abitato l’ultima domenica di maggio, in passato si svolgeva con un corteo che dalla chiesetta della Madonna della Pietà, situata nella zona degli orti, appena fuori il paese, portava la sacra immagine in Cattedrale. In quest’occasione avveniva, e ancora avviene, il tradizionale “pizzicantò”, gioco che prevede la disposizione di due squadre di giovani in cerchio, in un doppio piano, a formare una piramide umana, in cui cinque persone fanno da base tenendosi ben saldi per le braccia e quattro montano sulle loro spalle. Si procede in ampi giri circolari, allietando i fedeli in processione con un canto tipico in dialetto che recita: “Voi che state sotto state attenti a mantenerci, perché se ci fate cadere prenderete tante botte” e i ragazzi di sotto rispondevano: “Voi che state sopra siate forti a sorreggervi perché se poi cadrete noi che stiamo sotto vi riempiremo di botte”. Il gioco deve rifarsi quando si perde l’equilibrio e la piramide crolla. In passato c’erano diverse squadre definite in base al mestiere dei partecipanti: contadini, muratori, operai.
I “Sand’Rocc”
Unica nel suo genere è la tradizione dei “Sand’Rocc”, edicole votive in onore di San Rocco. Ogni anno, il giorno di ferragosto in vari quartieri del centro storico le donne che vi abitano preparano in locali seminterrati, garage e cantine, gli altarini in onore del Santo di Montpellier per renderli visitabili dalla sera del 15 all’alba del 17. Per due notti si resta svegli a cantare filastrocche in dialetto sulla vita e i miracoli di San Rocco. Così, al suono della fisarmonica, le tarantelle si alternano a mazurche e quadriglie che poi cedono il posto a balli moderni, mentre spettatori incuriositi osservano il candore delle lenzuola e delle tovaglie finemente ricamate in gioventù e tirate fuori dalla cassa del corredo per questa occasione. Sugli altari vengono collocate immagini e statuette del Santo, mentre la stanza viene abbellita con piante ornamentali e col profumato basilico. Curiosi e fedeli, rallegrati da pizzica e liscio e, non di rado, rifocillati con frittelle, passeggiano godendosi lo spettacolo. Intanto una commissione giudica i vari “Sand’Rocc” per l’assegnazione dell’ambito premio: l’agnello.
Lo sapevate che…
Fino agli anni Cinquanta i cittadini di Montepeoloso organizzavano in onore di Sant’Eufemia una sorta di gara che prevedeva la realizzazione di un “solco di Sant’Eufemia”, tracciato con aratri a mano con l’aiuto di animali. L’obiettivo era realizzare il solco più dritto e lungo. Il luogo scelto per la dimostrazione era la vallata della Cappella sotto piazza Castello. La gioia dei vincitori era enorme, non per quello che c’era in palio, ma soprattutto per la fierezza di essere “i migliori” e per qualche giorno sulla bocca di tutti.
- ALTRE FOTO
- CATEGORIA Storia